venerdì 17 febbraio 2017
Chi sono i
criminali da fermare? - Mauro Armanino
Sulla carta, in Africa Ocidentale, c’è la libertà di
circolazione di merci e persone. Patto sottoscritto e ora tradito. Se
prima il povero Cristo si fermava a Eboli ora è bloccato ad Agadez e
parcheggiato ad Arlit. Sono questi gli avamposti nigerini per il transito in
Libia, Algeria, Marocco, Italia e infine Ventimiglia. Per gli stessi abitanti
del Niger ora si è complicato persino il transito all’interno del proprio
paese. Il crimine presunto è quello di migrazione illegale, irregolare e
fastidiosa del sistema di dominazione globale. Per il bene dei migranti, per
combattere i trafficanti e speculatori e dunque, in definitiva, per salvare
vite umane. Questa la storia raccontata per giustificare il
misfatto.Naturalmente si guarda l’ultimo segmento del tracciato. Si mostra
al pubblico l’ultimo episodio della serie televisiva dedicata agli sbarchi e ai
salvataggi dei canotti. In effetti la storia comincia molto prima, solo che
sono solo i cacciatori che la raccontano.
C’è stato il colonialismo, noi che siamo andati da loro, poi le
guerre che gli europei hanno chiamato mondiali. Migliaia di africani sono morti
per la libertà del paese che li ha colonizzati. Segue poi il neo-colonialismo ideologico, politico ed economico. La
pesca locale nei mari del Golfo di Guinea è stata smantellata da accordi,
diritti comprati a suon di milioni che le élite africane hanno intascato.
Centinaia di migliaia di pescatori sono scomparsi nel nulla. Gli accordi di
partenariato commerciale hanno liquidato le imprese contadine a gestione
famigliare. Libere volpi in libero pollaio è quanto ha guidato la logica che ha
accompagnato i vari patti siglati finora. Quanto alle risorse minerarie, di cui
l’Africa Occidentale è relativamente ricca, sono appannaggio di multinazionali
che alla fine dividono coi locali le briciole di quanto rimane. E poi arriviamo
al culmine che appare come il nuovo investimento sicuro: l’acquisto di terre.
I subappalti della gestione delle frontiere hanno
incominciato in Mauritania e da lì si sono estesi in Marocco. Ceuta e Melilla,
enclavi spagnole in questo paese, sono circondate da tre gironi di fili spinati
e lame taglienti. Si controlla il mare che separa il Marocco dalla Spagna con
pattuglie e a volte si speronano i canotti con a bordo i contrabbandieri di
futuro. Con l’Algeria la frontiera è regolata da un fossato abbastanza profondo
da sconsigliare tentativi di passaggio. In Algeria i migranti senza documenti
sono espulsi a centinaia e condotti di nascosto nel deserto e ivi abbandonati.
E infine ci siamo noi qui, nel Niger, gli ultimi arrivati nel CLUB dei GENDARMI
per conto dell’Europa. Solo perché, con l’eliminazione violenta di Gheddafi,
che organizzava campi di concentramento migranti, ora in Libia vige il
prevedibile caos. In subappalto il controllo, l’arresto e infine la detenzione,
secondo il piano previsto dall’Europa sono garantiti. Rimandare in Africa gli
indesiderati e poi vedere cosa farne per sbarazzarsene definitivamente. Il
Niger ringrazia per i milioni ricevuti in cambio del contratto. Chi sarebbero,
dunque, i criminali da fermare?
Mauro Armanino, Niamey, Febbraio 017
Questo articolo è
stato scritto anche per la rubrica Diario Irregolare che Mauro Armanino
pubblica su Avvenire