La festa del lavoro

 

Ci sarà il corteo del primo maggio e la sfilata di quanto rimane dei lavoratori di Niamey. Invece i sindacati sono tanti e troppi per essere credibili. Piccole industrie e qualche tentativo di laboratorio nella zona industrriale sulla strada di Saga colpita dall'inondazione. Ci sono gli impiegati dei ministeri e le migliaia di insegnanti dai contratti precari. Le ONG che rappresentano la società civile  infiltrata e pagata dal potere. Sono due anni che è iniziato il 'Rinascimento' del Niger. Non è invece rinato il modo di interpretare la politica. Il Niger si è offerto di occupare l'ultimo posto della lista dei paesi nell'indice di sviluppo umano.Il corteo del primo maggio è uno dei riti della repubblica.

 

Piccoli mestieri quotidiani per saldare il conto con la vita. L'acqua che si vende nelle tanniche giallie con l'imbuto appeso al filo di ferro. Carriole che portano le mele bene presentate come nel paradiso terrestre. Pile di tronconi di canna da zucchero che si ispirano alle piramidi egizie. La verdura che circola indifesa a seconda delle ore della giornata. Il sarto che ritma il suo passo con un paio di forbici che annunciano i suoi servizi con la macchina da cucire sul capo. Il  venditore di Lipton e di caffelatte ambulante col termos e alcune rassegnate tazzine metalliche di pronto uso. Le bambine al mercato che sorvegliano misurate quantità di cubi Maggi per dare sapore alla salsa. Decine di giovani che rincorrono gli autisti ai semafori per spacciare le carte telefoniche delle note compagnie di comunicazione. I lavatori di vetri sulla strada e i lavandai sul fiume Niger che si assenta per il caldo. Piccoli e fragili mestieri di una città che annaspa nel futuro.

 

Le miniere sono lontane. I cercatori d'oro sono invisibili come i bambini che si calano nelle buche. I proprietari delle imprese sono stranieri e la mano d'opera nigerina. I cinesi sono entrambi e godono di un trattamento di favore. L'uranio uccide lentamente le acque e le terre e le persone e la storia. L'uranio arricchisce chi lo usa e lo commercia e lo difende e lo promuove. Ci vorranno millenni prima che la terra degli antenati ritorni abitabile. Le rivendicazioni sono anch'esse contaminate dagli accordi commercili e dalla larghe intese statali. Senza debite garanzie non ci sono investimenti degni di questo nome e la crescita esponenziale si ridurrebbe drasticamente. Le miniere sono altrove e solo alcuni scioperi le hanno rese più democratiche .

 

Le case chiuse per incontri notturni al riparo da indiscrezioni si moltiplicano.Circondano la città come un abbraccio al colore del velo. Anche le locande con camere annesse per qualche ora di uso fuggitivo sono in crescita. Luci soffuse al ristorante in terrazza con vista sul fiume e poi la possibilità di profittare di quello che la normalità nasconde. Le ragazze che lavorano nei bar e poi completano l'ospitalità con l'altro servizio a domicilio. Ci sono le retate notturne della polizia e i commissariati per le dovute indagini. Talvolta mancano i documenti e la garanzia della tessera sanitaria. L'obbligo della visita mensile pena la multa e altri servizi al di fuori del codice di diritto. I cuochi per chi può permetterselo e le ragazze di campagna che si occupano dei bambini piccoli e a volte dei loro datori di lavoro. Le case chiuse nella città di Niamey aumentano.

 

Per la preghiera del venerdì ci sono i mendicanti che siedono attorno alle moschee. Donne anziane e gente malata in carrozzella. Madri col figlio seduto accanto che gioca con la sabbia. Altre donne chiedono l'elemosina indicando la bocca  agli automobilisti che sperano il semaforo torni verde. Il cambio di colore va spesso interpretato a seconda dei colpi di clacson delle vetture dietro. La magia continua al momento del controllo dei documenti. Tutto potrebbe saldarsi con le congratulazioni per il nuovo papa o con la richiesta della nazionalità.Per la preghiera del venerdi sono utili i mendicanti. Così come sono serviti nella storia che sembra essere stata scritta finora a loro insaputa.

Buona parte dei migranti in transito sono barbieri di professione. Altri sono calciatori a tempo pieno. Alcuni si ritrovano ingiustamente detenuti per i tentativi di evasione dalla miseria. I più numerosi si credono incompresi contrabbandieri di libertà. Tutti invece credono nei miracoli.

                                                                         mauro armanino, aprile 2013, niamey