Parole Migranti

Frontiere- All'inizio sono colori e profili diversi sulle cartine geografiche nelle aule di scuola.Si gioca a indovinare il nome delle capitali del continente africano. Alcune linee sembrano tracciate col righello e altre seguono improbabili confini naturali. Le fontiere bastano a se stesse e non sanno cosa faranno da grandi. Sono inesistenti e arroganti. Fortificate come fili spinati e fronti sfrontati. Guardie e precari armistizi negli uffici doganali.Si attraversano,si nascondono e migrano secondo le situazioni del momento. Le frontiere sono i segugi della politica e serve dei potenti.Dichiarano i documenti di identificazione e clandestini arrangiamenti pecuniari.Luoghi di spogliazione e di perquisizione di femminili intimità. Botteghe per negoziare una precaria libertà di circolazione condizionata dall'umore.Le frontiere si accomodano tra fiumi, deserti e torri di controllo spinati.Si annoiano quando non passa nessuno di importante e sono forti coi deboli. Si spostano a seconda della direzione del vento e del momento. Sono fatte di sabbia.Spesso si nascondono dietro i muri e fingono di rincorrere chi si nasconde. Spazi di transito e di aree di incerta sovranità. Sono fronti   sfiorate di vento.

 

Narrare- E' come ricominciare da capo. Dopo il punto e lo spazio tra una parola e un silenzio. Si narra per vivere.Si narrano con le parole l'evento e l'evento con le parole.Una fugace punteggiatura che separa l'incertezza tra due parole. Narrare è come mettere i panni sullo stenditoio. Hanno legami e trovano uno spazio per abitare.Sospesi tra due appigli aspettano di essere messi insieme. C'era una volta e poi anche la successiva. Finisce che poi vissero felici e contenti. Si morirà il giorno in cui non ci sarà più nulla da narrare. Le stagioni e l'ultima guerra vinta da nessuno. Prima di dormire o tra una notizia e l'altra. Ci vuole tempo per ascoltare e altrettanto per raccontare. Le parole incespicano e balbettano quando sono sorprese a sognare.

 

Nomi- Quelli propri sono nascosti. Si inventano provvisorie carte d'identità che scompaiono il giorno seguente. Sono nomi che inseguono i proprietari e non li raggiungono quasi mai. Nomi imprestati dalle tradizioni e dalle convenienze. I nomi dei poveri non sono scritti da nessuna parte.Camminano come possono e a volte si perdono sulla strada. Tracciati col carbone sulle pareti dei luoghi di detenzione. Viaggiano coi camion e si passano l'acqua da bere. I nomi sono quanto di meno affidabile ed eterno si possa trovare. Possono nascondersi dove capita e si accontentano di poco spazio. Sanno scomparire quando è necessario e rinascere diversi a seconda delle circostanze. Non hanno un proprietario fisso e si attaccano a chi parte lontano. Patteggiano la sentenza e sfuggono le indagini. Sono abbandonati dove capita e si lavano solo nel battesimo più vicino.

 

Storie- Inverosimili come fossero accadute per la prima volta.Non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Nessuna storia si ripete. Copiano tutte le une dalle altre neanche fossero compiti in classe.Sono piene di particolari e cadono di mano a troppo stringerle. Banali da lezione già sentita e inedite come un libro stampato di fresco. Tornano indietro quando messe alle strette e confessano di rado le verità possibili. Le storie si confondono con chi le racconta. Immaginano paesaggi dipinti da nessuno su quadri invisibili. Non si vede che col cuore e per questo i ciechi odono. I lebbrosi guariscono di nascosto e i paralizzati sono perdonati senza saperlo. Le storie si scrivono dove capita e i quaderni tolgono le pagine per pudore. Le storie rinascono quando rimangono incinte dal quinto mese in poi. Camminano quando incespicano e una mano di padre le rialza. Le storie più belle sono quelle che finiscono dove si era partiti.

 

Sguardo- Perso e trovato tra le sabbie del mare. Ferito da lacrime nascoste dal pianto. Sedotto dall'ultima promessa . Indignato  per la verità ricattata. Si allontana se interrogato. Leggero come un bacio sulle labbra chiuse. Insostenibile quando attraversa le reti della complicità. Tradito se invitato ad allontanarsi. Sapiente quando inciampa nel dolore. Ingenuo coi trafficanti di eternità. Sorpreso quando chiede la strada da seguire.

                                                                                             mauro armanino, casarza, luglio 2013