La voce del Sahel e voci Altre
Sono stati abbandonati nel deserto dietro ad Arlit in territorio di frontiera. Erano 23 nel camion che non ha potuto proseguire il viaggio verso l'Algeria. Era martedì quando sono stati lasciati alla sorte degli altri. Sei uomini, sette donne e dieci bambini. Come una zattera nel mare. Naufraghi degli esodi tra le rive del silenzio. Venivano dalla regione di Zinder la prima capitale del Niger. La voce del Sahel è la radio nazionale che attesta la notizia. Abbandoni ordinari chiavi in mano. L'autista ne aveva una copia e ed scomparso nel deserto dell'impunità.
Sciopero degli sudenti che non hanno banchi, classi, docenti, spazi e futuro. Hanno invaso qualche piazza di Niamey. La polizia ha convinto di smettere i più motivati tra loro.I capi delle organizzazioni studentesche hanno macchine potenti regalate dal potere. Anche i sindacalisti sono comprati dai vari regimi che si susseguono nel paese. Gli elementi più incisivi della società civile sono cooptati dai politici e resi innoqui. Addomesticamenti annunciati che lasciano intatte le crepe della società. Sussulti che accelerano la dissoluzione della scuola pubblica che abbandona i poveri.
Si chiamava Radio Niger e dopo un colpo di stato fu battezzata ‘La Voce del Sahel’. Dal 1974 emette e non cessa di aumentare le ore di diffusione. Ormai copre il territorio nazionale e passa i confini disegnati sulla sabbia. La radio conferma l'accaduto dei 23 abbandonati e deportati al luogo di partenza. Gli studenti poveri sono abbandonati al loro destino. I figli dei ricchi studiano al liceo francese o nelle scuole all'estero per imparare come perpetuare il potere. Il pianeta dei naufraghi non cessa di riprodursi e già si annuncia una crescita economica importante per il Niger.
Financo l'Italia che conta si ricorda dell'Africa commerciale e culturale. La visita del ministro degli esteri Bonino si inserisce nell'operazione di seduzione in atto da tempo. La Cina, la Francia, l'India, il Brasile e soprattutto le organizzazioni industriali umanitarie si accampano in Africa. Italia e Africa. Un paese senza qualità per un continente appetibile. Visita il Senegal, la Sierra Leone, il Ghana e la Costa d'Avorio. Danno garanzie e l'Italia prepara l'expo anche per l'Africa abbandonata alla deriva e resa appetibile dalle materie prime. Nuovi scenari per imprenditori in cerca di mercati.
I programmi della Voce del Sahel sono diffusi in francese, arabo e sette lingue locali. Accanto c'è il silenzio assordante del furto col quale si dilapidano le dignità e i diritti dei popoli. La Radio Niger aveva iniziato a funzionare il sei di ottobre de1 1958. Già si sospettava l'uranio e del petrolio ancora non si parlava. Il presidente si trova in Francia per ricevere le istruzioni dall'Eliseo che aveva garantito di smettere con la Francia-Africa. Basta coi gendarmi e basta col neocoloniaismo. Lo dicono tutti. L'Italia offre le sue competenze in materia di energia. E compra terre in Senegal.
L'altro sciopero è quello dei taxi. Qulche crumiro c'è stato perché quelli non mancano mai. Non esiste il trasporto pubblico se non per gli universitari. Tenuti a bada dal ponte vecchio sul fiume Niger con acqua sufficiente per gli ippopotami. Rivendicano ancora una volta la diminuzione del prezzo della benzina. Il paese produce petrolio soprattutto per la Cina. Si prevede la costruzione di una rete che collegherà il petrolio del Niger con altri condotti da esportazione. La Voce del Sahel emette in modulazione di frequenza, in onde medie e molto corte per i diritti dei tassisti di Niamey.
I 23 migranti sono stati salvati martedì dopo essere stati abbandonati nel Sahara. La Voce del Sahel racconta l'accaduto. Il passeur si è allontanato e sono rimasti sei uomini, sette donne e dieci bambini come i comandamenti scolpiti sulla sabbia. E' terminato lo sciopero dei taxi e quello degli studenti riprenderà in febbraio. Abbandonati senza acqua e cibo come buona parte dei nigerini. La produzione di petrolio è di 20 mila barili al giorno. Per quest'anno si prevede una crescita economica del 7% . Parola di Fondo Monetario Internazionale. La Voce del Sahel lo conferma.
mauro armanino, niamey, gennaio 2014