Nelle meraviglie del Sahel                              

Alice : Potresti indicarmi la strada che devo prendere?

Gatto Cheshire : Dipende da dove vuoi andare.

Alice : Oh, non è molto importante dove.

Gatto Cheshire : Allora non è molto importante neanche quale strada prendi.

Alice: Purché arrivi da qualche parte

Gatto Cheshire: Oh, di questo stai certa. Se solo cammini lontano abbastanza.

                                                   ( Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie)

Era più forte di me: dovevo partire, dice Koné. Il colpo di stato e l’aggressione dei gruppi armati hanno facilitato la fuga dal suo paese. La madre e i due figli sono rimasti ad attenderlo nel vicino Mali. Lui domandava la strada da prendere e voleva raggiungere l’Africa centrale. Di professione contabile in una ditta che ha fallito prima ancora di nascere. Attraversa il Burkina all’ombra della rivoluzione di Thomas Sankara. Raggiunge il Benin e si ferma nel Camerun. Non chiede a nessuno e raggiunge l’Algeria passando dalla Nigeria e poi dal Niger. Un anno ad Algeri gli basta per capire che la strada non lo porta da nessuna parte. Racconta senza rabbia che non amano i neri. Li usano e li smerciano. Lavora e dorme nel cantiere dove comandano i cinesi. La borsa è pesante per gli anni messi assieme alla rinfusa. Porta anche un’antenna parabolica per guardare l’altra parte del mondo. Il suo primo figlio si chiama Issoufou e l’altro Issa. Giuseppe il grande e l’altro l’ha chiamato Gesù.

Hanno danzato senza fine. Neanche li avessero liberati il giorno seguente. I detenuti della prigione di Kollo danzavano come se la festa non dovesse finire mai. Sarà la danza dei carcerati di Kollo a salvare il mondo. Le donne accusate di acquisto di bambini dalla Nigeria erano qui. A Kollo  ha anche soggiornato l’ultimo presidente fallito del Niger. Ormai la messa era finita. Invece di andare in pace hanno incominciato a danzare. Un corpo lasciato libero di danzare. Le religiose presenti hanno danzato nei loro lenti fianchi. Un gruppo di detenute  ha trovato il posto dietro. Battevano le mani e cantavano per la nascita di qualcuno arrivato vicino. Le quattro pareti della stanza di Kollo sono scomparse all’improvviso. Si poteva guardare il cielo da ogni parte. Le panche metalliche sono piroghe che trasportano farfalle. I militari di guardia avevano buttato le armi. I bambini del quartiere hanno incominciato a battere le mani. C’era carne e verdura fresca per tutti.

Nel Sahel ci sono tutti. Terroristi, mercanti e migranti. Avventurieri e militari. Si provano strategie e si inventano geografie. Ci sono i droni e i dromedari che li sorvegliano. Si comprano e si vendono le armi col commercio di stupefacenti. Si creano le crisi e si offrono pretesti per militalizzarle. La prossima operazione militare sarà contro la Libia che prima era stata liberata. Nel Sahel si trovano i santuari dei gruppi armati. Le armi usate sono le stesse di quelli che prima erano ritenuti moderati. Gli organismi internazionali trovano in questo spazio argomenti sufficienti per prosperare. Progetti, programmi e soprattutto aiuti che ne mendicano altri senza fine. Nel Sahel c’è la sabbia, il sole e le inondazioni quando piove. Sono  molti coloro che domandano la strada. Quando non è importante la direzione ogni strada è quella buona. Solo basta camminare lontano abbastanza. Dipende dove si vuole andare. Tra poco finisce l’anno e a Niamey ci sono i botti come a Napoli.  

 

                                                                    mauro armanino, niamey, dicembre 014