Lutti Nazionali nel Sahel

 

Nel Niger hanno dichiarato tre giorni di lutto nazionale. La guerra al terrorismo continua bene. Dopo l'attacco di Diffa ad opera di Boko Haram non si contano i morti. Oltre una trentina per una bomba sganciata da un aereo non ancora identificato. L’attacco è stesso giorno della manifestazione di sostegno alle Forze di Difesa e di Sicurezza nigerine. Migliaia di persone sotto la bandiera del Paese. Nulla come le guerre può assicurare il plebiscito della nazione. Quello quotidiano è invece inesistente. Neppure il calcio può farci nulla. Il Niger è stato perfino eliminato dalla coppa d'Africa 'under 17', malgrado si giochi a Niamey. Le guerre uniscono come non mai, specie se il nemico è quasi comune a tutti. Durante il comizio della manifestazione il Presidente ha sostenuto che il Niger sarà la 'tomba' di Boko Haran. Nel frattempo trentasette civili sono stati uccisi dalla bomba di un aereo mai identificato. Si erano riuniti per celebrare un funerale senza sepoltura.

 

Era stato decretato  il lutto nazionale a Parigi dopo gli attentati. A Roma il lutto dopo i militari uccisi in missione e i migranti affogati. A New York giorni di lutto dopo l’attacco alle Torri Gemelle. La Turchia in lutto dopo la morte dei minatori. In Mozambico il lutto dopo la morte per intossicazione da birra di 69 persone. In Olanda lutto decretato per la morte in aereo di 189 passeggeri di connazionali. In Danimarca lutto per l’attentato che è costato la vita a due persone. Ad Haiti lutto nel carnevale per l’alta tensione che ha ucciso varie persone. In Afghanistan lutto per una frana che spazza un villaggio e centinaia di abitanti. In Belgio lutto per la morte delle regina. Nel Niger altro lutto per l’uccisione di dieci persone e le chiese coi bar bruciati. Nel Benin giorno di lutto per solidarietà con l’attaco a ‘Charli Hebdo’. Nella Repubblica Domenicana lutto per un disegnatore di moda. In Ukraina lutto per la guerra. In Sudafrica il lutto è per la morte di Mandela.

 

E poi ci sono i morti senza lutto. Nel deserto, tra le spine, nelle reti, sui muri, tra le sbarre e sulle frontiere. I morti che sono messi a tacere per viltà. Ci sono i lutti senza morti che scortano la vita. Sono assenti le bandiere a mezz’asta e mancano i discorsi ufficiali di circostanza. Le morti bianche sono inghiottite dalla cupidigia senza testimoni. Gli scomparsi tra le bombe, i droni e le macerie. Quelli laminati da religioni senza dio e dagli dei senza religione. Gli scomparsi della storia e gli ostaggi senza diritto di riscatto. I martiri senza croci e i cimiteri profanati di pomeriggio. Dei racconti dirottati verso il nulla. Delle madri nei figli partiti senza notizie. Lutti senza nome e nomi senza lutto. Cortei funebri annullati da decreti mai firmati. Campane che hanno dimenticato il suono delle ore che accompagnano le nozze. Dei mai nati prima di nascere nel mondo. Liste invisibili tramandate da nocchieri che disegnano le stelle per navigare.

 

Il lutto di Marie Laure era diverso. Piangeva per i suoi diciannove anni appena compiuti. L’avventura in Algeria era terminata presto. La guerra in Costa d’Avorio è il suo primo lutto. Poi la vita nel campo profughi del Ghana e infine donna di servizio ad Algeri. Sarta di mestiere rammenda il ritorno al paese. Il lutto più grave accade alla frontiera tra l’Algeria e il Niger. Le guardie nigerine minacciano lo zio e fanno spogliare Marie Laure. Ha diciannove anni e ha vergogna. Le strappano gli indumenti e mani avide di denaro le percorrono l’intimità Sei cristiana, le dicono e noi invece musulmani. E Marie Laure piange per il lutto del suo corpo di donna violato da mani profane. Dice che non potrà mai più dimenticare l’accaduto. Gli occhi suoi si sono incamminati lontano.

 

 

                                                            mauro armanino, niamey, febbraio,014