Pasqua armata a Niamey
Fanno come le dita di una mano. Sono giusto 5 le pasque passate a Niamey in 4 anni. E questo per via della data di arrivo nel Paese. Era il 5 di aprile del 2011. Per fortuna non mi sono abituato a ringraziare nè le autorità nè chi ha inoltrato la domanda. Quella della protezione militare delle chiese per la Pasqua. Sarà che mio padre era partigiano e chi scrive sindacalista. C'è diritto e diritto, questo si sa. Perchè mai dovremmo essere difesi e da chi poi. E per quale motivo bisogna chiedere una protezione che dovrebbe essere garantita ad ogni cittadino. Quella di professare liberamente una fede senza che ciò costituisca un ‘pericolo’ per l'ordine pubblico. Anche quest'anno saranno contenti. C’è la garanzia dei militari a protegge e prevenire da eventuali violenze di elementi incontrollati. Ci sarebbe da interrogarsi sul senso da dare all'umiliazione di essere protetti, scortati e difesi dalle armi. Per chi ha scelto di essere indifeso ora si impongono le scorte armate.
Chi scrive non è ingenuo e neppure un teorico degli armistizi delle parole. Esse contano e sono pericolose quando raggiungono il bersaglio o si avvicinano al vero. Non mi risulta che in altri paesi della Costa Occidentale dell'Africa si debbano pattugliare le moschee. E neppure che, a parte una crisi limitata nel tempo, in Europa ci siano militari in assetto di guerra alle porte dei luoghi di culto.L’abitudine rischia di addomesticare i 5 anni passati a declinare il nome di una repubblica che discrimina i cittadini. Stranieri o nigerini tutti hanno diritto a un Dio non assente dalla vita pubblica. C'è un principio semplice che per codardia, calcolo politico o economico, non si applica con grave danno della democrazia. Il principio di reciprocità tra stati che appare come un minimo comune denominatore di dignità. Stessi diritti e doveri a patti eguali. A meno che, e questo è accaduto più volte nella storia, non ci sia una sola civiltà, un’unica religione, una terra e un popolo.
Sotto altri cieli questo si chiama fascismo. Le religioni politicizzate sono fascismi a buon mercato. Bene intenzionate all'origine ma segnate dal vizio di forma. Fascismi che confinano chi non diventa cortigiano (gli intellettuali), sfruttano i poveri in quanto hanno di più nobile (la fede ) e tolgono agli altri quanto di più sacro ci sia (la vita). Non è così dappertutto ma quasi. In particolare dove, talvolta senza rendersene conto, il totalitarimo del pensiero omologa le minoranze. Il contesto non giustifica la supina accettazione della crescente dittatura ideologico-religiosa. Pena il scivolare consolatorio nell’idea di martirio o del silenzio sottomesso ai potenti di turno. Il capitalismo che si è coniugato con l'imperialismo del denaro è un buon maestro. Non c'è nulla che uguagli l’egemonia che ha saputo generare e mascherare. Il denaro è tutto perché In God we trust.
A Bobiel di Niamey la chiesa di Saint Augustin è stata bruciata il 17 di gennaio. Saint Paul di Haro Banda distrutta il 17 di gennaio. Saint Gabriel di Garbado ridotta in cenere il 17 di gennaio. Sainte Thérèse di Bani Fandou carbonizzata il 17 di gennaio scorso. Per la Pasqua di quest’anno ci sarà in queste chiese la polizia armata. I fedeli saranno protetti dentro il cortile per un giorno. Il resto della Pasqua passerà tranquillo e forse anche il lunedì, riconosciuto nel Niger come un giorno festivo. Poi la settimana tornerà quella di sempre. Portare una croce, indossare un vestito sospetto o confessare il nome cristiano sarà oggetto di derisione e messa ai margini. La Repubblica, a sua insaputa, ne prenderà atto. Almeno fino alla prossima Pasqua.
mauro armanino, niamey, aprile 015