I cellulari di re Yannick
Hanno ucciso i suoi genitori a Abidjan-Cocody durante la guerra del 2011. Le elezioni in Costa d’Avorio si erano concluse come molti temevano. Una lotta per il potere senza esclusione di colpi. I genitori di Yannick si sono trovati dalla parte dei perdenti, quella di Laurent Gbagbo, attualmente detenuto alla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Yannick, da buon figlio unico, si occupava della vecchia nonna materna. Per questo ha deciso di lasciare il suo paese per andare il Algeria e forse un giorno in Europa. Coi cellulari si arriva dappertutto, basta comporre il prefisso giusto.
A Abidjan Yannick vende cellulari. Nokia e Samsung, naturalmente fabbricati in Cina, con un piccolo margine di guadagno su ogni pezzo venduto a seconda della prestazione. Non è molto, appena il necessario per mantenere la nonna, tra l’altro ammalata e dunque senza lavoro. I contatti telefonici e col net l’hanno convinto a partire per l’Algeria con lo scopo di tentare il suo futuro. Abbandona la Costa d’Avorio per il Ghana, il Togo, Il Benin e il Niger. Dopo un anno di transito raggiunge Algeri. Una volta sul posto si accorge che nulla era come gli avevano raccontato. Gli amici di sempre erano scomparsi.
Aveva portato con lui alcuni cellulari e un pò di soldi. Pensava continuare il suo commercio ad Algeri, la capitale. Niente di tutto ciò. Yannick è nero, senza documenti, cristiano e soprattutto povero. Ciò gli basta per capire in fretta che non c’è posto per lui e l’eventuale commercio di telefoni. Non gli rimane altro che fare il manovale in un cantiere edile. Dopo qualche settimana un blocco gli frantuma un dito della mano. Passa qualche giorno all’ospedale per curare la ferita. Trova il tempo propizio per riflettere. Decide di tornare alla casella di partenza, la Costa d’Avorio.
Un’associazione con sede ad Algeri gli paga il viaggio di ritorno.I soldi finiscono prima del previsto e Yannick non si scoraggia. Vende l’ultimo cellulare che gli rimane. Alla frontiera col Niger, non ha nulla da dare ai poliziotti e allora comincia a vendere i vestiti che aveva nella borsa. Lo fermano due giorni al confine finchè altri migranti come lui non organizzano una raccolta di soldi per lui. Il viaggio per Agadez è ancora lungo e Yannick ha fame. Non ricorda quando ha mangiato per l’ultima volta. Ha persino dimenticato cosa sia una vita normale per un comune cittadino. La libertà è tutto quanto gli resta.
Yannick vende anche la borsa con gli ultimi vestiti che aveva serbato per il ritorno alla capitale del suo paese. Possiede appena il biglietto che gli hanno acquistato e niente di più. Sua nonna l’aspetta così come le nuove elezioni presidenziali il prossimo mese di ottobre. Gli stessi candidati di sempre e i suoi genitori che non ci sono più per la prossima campagna elettorale. Li hanno uccisi entrambi a Cocody nei pressi della Grande Moschea adiacente all’Hotel del Golfo. L’attuale presidente della Costa d’Avorio ne era diventato il capo. E’ nell’Hotel in questione che si era autoproclamato presidente della repubblica, aspettando il seguito della saga elettorale.
Giunto a Niamey Yannick diceva di voler tornare al suo paese. Sostiene che nel proprio paese ognuno è re. Non si è re che nel proprio paese, affermava. Altrove non si è che schiavi. Yannick era stanco del viaggio. Era stanco per le violenze della polizia di frontiera del Niger. Era stanco del disprezzo della gente di Algeri. Era stanco di essere stato sfruttato sul cantiere. Si sentiva una nullità da quando dormiva a terra sul luogo di lavoro come la maggior parte degli stranieri.Yannick non possiede nulla da proteggere o da difendere, Yannick è come un re vestito da migrante. Porta in lui la libertà.
mauro armanino, niamey, agosto 015