Il Sahel e le anime morte

Messe insieme fanno oltre 300. Le anime morte per Boko Haram nella zona di Diffa, all’estremo sud-est del Niger. Uno stillicidio quasi quotidiano dal mese di febbraio di quest’anno. Pochi ogni volta e molti, troppi, quando messi assieme. Almeno contassero quanto altre anime morte. Le vite condadine sono invisibili come le loro morti. Nikolaj Gogol , drammaturgo russo e autore dello scritto omonimo aveva colto nel segno . Morire come si vive: contano i luoghi e le circostanze. Attorno al lago Tchad e alla frontiera con la Nigeria peresempio . Liste inesistenti e inedite di donne, vecchi e bambini. Gli uomini richiano grosso dalle due parti, accusati di fiancheggiamento , imprigionati o sfollati altrove. Anime morte o moribonde nei mezzi di comunicazione. Le anime morte del Sahel non hanno acquirenti. Morti invisibili perché invisibili da vivi.

Sono le parole, infatti, le prime a morire. Anime morte di cui i poteri sono il principale mandante, i giornalisti gli esecutori e i lettori in-consapevoli consumatori. I ‘nostri’ vengono barbaramente uccisi e gli altri invece ‘abbattuti’. Si abbattevano gli animali o gli aerei nemici. E i bombardamenti sono chiamati in francese ‘frappes’,  colpi, botte. Termine che risulta innocentato rispetto alle vittime collaterali di ogni singola bomba. I cimiteri più grandi sono quelli delle parole. Non parliamo poi della ‘guerra globale’ al terrorismo fino alla vittoria certa e totale. Il nemico sarà eliminato e la zona disinfestata dal male. Le parole sono trappole mortali o aperture per leggere altrimenti la realtà. Gabbie o sentieri che i partigiani conoscono bene per averli frequentati. Nessuno ha mai pubblicato i nomi e la professione dei 300 di Diffa.

Anime morte da svendere al momento di fare il punto sulla situazione securitaria nel paese. Le ONG premono per fare progetti e interventi in linea con le emergenze umanitarie. Intanto si contano a migliaia i rifugiati e gli sfollati. Numeri e statistiche per organizzare gli aiuti e correggere quelle precedenti per chiedere quanto occorre ai donatori, pubblici e privati. Anime così diverse dai morti di Charlie Hebdo, per essere ‘charlie’o del Bataclan, per diventare ‘parigi’o ‘americani’ dopo le torri gemelle. E nessuno che si sogni di diventare ‘diffa’o ‘tchad’, visto che nella capitale Djamena i morti si contano a decine. Anime morte due volte e seppellite di nascosto senza fiori, lumini o scritte. Non è nella tradizione musulmana. Bastano le lacrime di coloro che rimangono e le promese dei politici di ‘fare pulizia’ ai portatori di bombe artigianali.

Al Bataclan c’erano direttori di ristorante, padri di bambini, commercialisti, fans di rock, amanti di rugby, ingenieri, musicisti, impiegati della dogana, architetti, dottori in arti plastiche, insegnani e maestri di conferenze. Soprattutto sono stati uccisi a Parigi, città che guarda il mondo. Ci sono parole per raccontarli e servizi televisivi  per scavarne il passato e sondarne il futuro. Morti che contano perché contati in ‘contanti’. A Diffa ci sono caserme,  poveri , venditori di pesci affumicati e peperoncini,  il cui commercio è stato vietato. Lo stato di urgenza è in vigore da alcuni mesi  e anche le moto sono state sequestrate. Le altre anime morte erano contadini i cui nomi sono scritti sulla polvere che il vento spinge lontano. Di sicuro si incontreranno, con le altre nel mare, una domenica mattina.

 

                                                                                     mauro armanino, niamey, dicembre 015