Pinocchio a Kankani. I burattini del Sahel
Kankani non si trova neppure sulla cartine geografiche più dettagliate. Si è parlato di lui al momento di tracciare le nuove frontiere tra il Niger e il Burkina Faso.Con un po’ di fortuna si trova il villaggio grazie al provvidenziale traliccio di una compagnia telefonica. Poco lontano si prende la direzione indicata da un cartello di legno scritto a mano a forma di freccia. Si segue poi una pista tracciata tra le pietre e i cespugli arredati dalla polvere di sabbia. Stamattina a Kankani erano tutti riuniti per l’occasione. Bambini, giovani, promesse spose, adulti e qualche anziano perso nei ricordi del tempo andato. Nascosto tra le improbabili cataste di legna c’era anche lui. Pinocchio,un burattino nel Sahel.
Viaggiano sulla strada vecchi camion riempiti di legna. Ancora prima che faccia giorno sono decine gli asini che tirano carri di legna accatastata per il mercato di Niamey. I somari sembrano appena sbarcati dal paese dei balocchi. Solo che quel paese si trova lontano, dopo il mare. Lì fanno musica di continuo, giocano tutti i giorni, passano il tempo tra fiere e lotterie. Gli asini, invece, caminano in fila e si guadagnano il pane quotidiano a colpi di bastone. Il campo dei miracoli dove seminare gli zecchini d’oro si trova adesso a Davos, in Svizzera. Proprio in quel villaggio, ben segnato in tutte le cartine, ogni anno si radunano i grandi. Si innaffiano gli zecchini che poi spariranno nelle banche. Pinocchio è assunto come guardiano del pollaio.
A Kankani regge l’economia contadina del Sahel. Si pianta e siraccoglie il miglio nei granai. Subito dopo arrivano trafelate le carestie perché c’è più gente e piove meno di una volta. I contadini interessano solo prima dielle elezioni. Per questo si provvede alle carenze famigliari tagliando gli alberi più piccoli per farne legna da ardere in città. Mangiafoco dirige il teatro dei burattini molto simile alla politica nazionale del paese. Alcuni sono imprigionati mentre altri si fanno raccomandare dalla fata turchina prima delle scadenze elettorali. C’è Mastro Ciliegia che regala a Mastro Geppetto il legno che protesta perché tagliato. Il gatto e la volpe offrono risposte umanitarie al povero Pinocchio che domanda consigli sulla strada da prendere.
Il grillo parlante non lo crede più nessuno. Buona parte dei giornali sono del padrone la voce e l’eco. Allora ci pensano loro. I contadini fanno cataste di legna per venderle in città. Nascosto da qualche parte c’è Pinocchio il cui naso diventa più lungo delle promesse elettorali. Si fanno strade, dighe, centrali, rotonde, ferrovie e monumento in piazza della concertazione di Niamey. Un fascio di legni tenuti assieme in qualche modo fino al termine della legislatura. Prima di arrivare a Kankani, a destra lungo la stada, c’è una cava di pietre che serve a produrre materiale da costruzione. Si tratta della società nigerina di frantumazione. Proprio quanto accaduto in questi anni coi diritti e la politica. Pinocchio ora promette di fare il bravo.
A Kankani stamane il vecchio diceva che una volta la gente aveva paura delle bestie feroci. C’era la foresta e qualcuno dei più anziani ancora se la ricorda. Ora, affermava, la gente ha paura degli altri e della guerra.Ci sono armi e giovani pronti ad usarle per derubare i poveri. Dicono che tutto è cambiato da quando hanno incominciato a tagliare gli alberi e con loro la dignità della gente. Il vecchio si chiede perché proprio adesso le religioni sono diventate così pericolose. Nel villaggio di Kankani, solo di notte, alcuni dei legni pronti a partire diventano burattini e vanno in giro a raccontare storie dimenticate. Pinocchio, intanto, è diventato un cittadino come gli altri. Da grande sposa la fata turchina. Forse sotto un albero.
mauro armanino, niamey, gennaio 016