Quando passa la befana, fuori stagione, nel Sahel

Anche quando si parla molto di povertà, come oggi con i ‘nuovi poveri’, si nega di fatto che i poveri possano insegnarci qualcosa sulla società. Nella società tutti si dicono poveri perché la povertà è identificata con ‘l’insicurezza’. Il nostro sguardo va allora alla difficoltà della vita della classe media. L’idea soggiacente è chei poveri non fanno la storia e non hanno storia; dunque non hanno nulla da insegnare alle nostre società. (Jean Labbens, Les documents du Quart monde, 1988).

Qui la befana porta il nome della comunità europea, primo partner economico del Niger e del Sahel. I poveri vanno contati, pedinati, accerchiati, protetti, rinchiusi e soprattutto fermati. La befana passa e si aggiorna ai tempi del Sahel, notoriamente di lunga durata. Ci si occupa di loro perché diano il meno fastidio possibile alla marcia del sistema. Buoni per i progetti di ritorno e di pronto intervento. Dalla Valletta in poi, l'incontro fatidico tra l’Occidente e Africa Sub-sahariana, il tavolo delle negoziazioni si è allargato. Come controllare, limitare, intimidire e, in ultimo,  impedire ai poveri di viaggiare in Europa. Nell’immediato c’era la Turchia in deriva dittatoriale coi poveri  venduti  per un paio di sandali da due miliardi e accordi di favore. Tocca in seguito agli esodanti dei paesi del Sahel che di fabbricazione di povertà sono ormai specialisti consumati. Arrivano due ministri degli esteri e con loro passa la befana. I politici locali e le ONG ringraziano.  

Aveva inziato la Federica Mogherini, portavoce dell’arrogante Europa, a domandare al paese più povero del mondo di arginare i poveri. Cifre bibliche di invasioni, occupazioni e arrembaggi alle coste poco sicure della disfatta libica. Eucap che, a colpi di milioni, forma coscienziosi e diligenti controllori di frontiere clandestine. Passano gli altri ministri dei paesi che contano e le più alte rappresentanze diplomatiche che sfilano sotto gli occhi compiacente dei correi nigerini. Almeno per gli ebrei la manna era durata solo quarant’anni, il tempo di una traversata. Oggigiorno nel deserto del Sahel è la befana che assicura la manna umanitaria perenne. Chiaro non per tutti allo stesso modo. Prima i politici e poi alle ONG a loro ossequienti. Poi, come sempre, le briciole cadute dal tavolo vanno ai poveri a condizione che si rassegnino a rimanerlo. La lotta alle ‘cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno della mobilità’, non prevede  l’unica domanda che vale. A nessuno pare utile chiedersi  perché mai i poveri si trovino in questa parte del mondo.

La domanda è indecente. L’avevano già detto all’allora vescovo di Recife, nel Brasile, dom Helder Camara. Gli lanciavano fiori quando faceva la carità e accusato di essere sovversivo quando ha formulato la domanda di cui sopra. E’ diventato di colpo un comunista e non gli sono mancate minacce e attentati. Nulla di tutto ciò nel Sahel perché la befana arriva con soldi e non con domande poco politicamente corrette. Le due parti si impegnano a favorire una crescita economica ‘inclusiva’con prospettive di sviluppo e relativa creazione di posti di lavoro. La mobilità legale sarà invece per studenti grazie all’Erasmus + che l’originale di Rotterdam aveva anticipato nel suo libello ‘elogio della follia’. Naturalmente non manca il richiamo alla protezione dei diritti umani dei rifugiati e dei migranti. L’Europa si conferma, com’è noto e assieme agli Stati Uniti, anzitutto paladina dei ‘propri’ diritti di definire gli umani. I poveri sono, in cambio, assistiti.

Prevenire la migrazione ‘irregolare’, la tratta umana e il traffico dei migranti sono l’asse portante dell’accordo tra le parti. Il ritorno, la riammissione e la reintegrazione sono gli altri verbi che traducono il bisogno accresciuto di spiegare i rischi del viaggio e soprattutto dell’arrivo. Le frontiere saranno rese elastiche perché respingeranno al mittente i disavventurati che oseranno provocarle. Riaccompagnare a casa sarà il miglior modo per dissuadere i poveri che oserebbero sfidare la naturale divisione del mondo e della storia. Chi nasce da una parte è ugualmente pre-destinato come quello che nasce dall’altra. Nella storia è tutto una questione di spiaggie. Quelle del Sahel non possono paragonarsi a quelle del Mediterraneo. Un grande fossato le separa e guai a sfidare i venti del destino che soffiano le vele.

                                                                                         mauro armanino, niamey, maggio 016