Come Angeli caduti in volo nel Sahel
Il padre di Ange, Angelo, è stato ucciso nella guerra civile di Abidjan qualche anno fa. Con sua madre e il fratello minore si rifugiano nel confinante Mali. Col padre militare nel campo sbagliato non c’era pace per nessuno della famiglia. A Kidal sua madre perde la vita per una breve malattia. I fratelli partono insieme in Algeria e da lì passano in Marocco. Entrambi ospiti dell’Alto Commissariato per i Rifugiati sono condotti in Francia. Solo suo fratello di dodici anni è accettato e acccolto da una famiglia. Ange è spedito dove era partito e con l’aiuto di un’associazione termina gli studi secondari. Espulso dall’Algeria non vuole tornare nel paese dove suo padre è morto, la Costa d’Avorio che ora cambia la costituzione. Ha paura delle minacce e si affida all’angelo custode per andare da una zia nella non lontana Guinea. Solo che nel viaggio di ritorno lui e gli altri sono attaccati nel deserto da un gruppo di banditi. Gli rimane solo il diploma e la carta dello studente che a nessuno dei ladri interessa .Nella tappa successiva si permette di insultare il capo dello polizia doganale. Passa tre settimane in custodia finché è lasciato libero di raggiungere Niamey.
Ange non arriva a ven’anni e ha fatto il percorso di un anziano combattente. Quasi sempre in salita nel ‘Tour de la Vita’ che non gli toglie il sorriso neppure nelle tappe a cronometro. Al posto delle ali Ange porta uno zainetto col diploma conquistato in Algeria, tra una deportazione e l’altra. E’ contento che almeno suo fratello dodicenne sia sistemato presso una famiglia francese. Quanto a lui, erede del padre e della madre, torna da una zia che potrebbe ospitarlo nella sua casa. Sostiene che finora i grandi l’hanno imbrogliato. Prima uccidono e poi fanno finta di occuparsi di quelli come lui, un Ange perduto nel Sahel. Ha capito che le Organizzazioni Internazionali si occupano dei loro affari. Lui e gente come lui sono come il pretesto per fare elemosine umanitarie. Si scoprono ostaggi del destino, della burocrazia solidale delle cifre e dei bilanci consuntivi . Parla per telefono col fratello e nel cuore con sua madre che ha visto spegnersi di malattia e di crepacuore a Kidal. Teme di tornare in Costa d’Avorio perché suo padre era un militare conosciuto e ha ricevuto minacce che prende sul serio. Lui, un Ange in cerca di una patria materna.
Mamadou e Adama devono aspettare che passi la festa per viaggare. La conclusione del Ramadan si celebra coi dolci secondo la tradizione ed è giusto così. Mamadou un autista senza taxi e Adama uno studente che ha perso l’anno scolastico. I ribelli, nei dintorni di Kidal nel Mali, l’hanno rapinato di tutto e si è visto costretto di confessare alla madre che era volato via. Per continuare il viaggio fino in Algeria lei gli ha mandato i soldi del viaggio implorandolo di tornare presto. Un paio di angeli irregolari li ha protetti nel viaggio di ritorno. Altri banditi hanno fermato il bus, fatto scendere i passeggeri e, sotto la minaccia delle armi, li hanno spogliati di quanto possedevano. Mamadou e Adama hanno perso tutto. Mamadou il tassista torna con una valigia di plastica dove ha occultato la patente di guida. Adama invece torna solo coi vestiti che si porta addosso. Partiranno dopo la festa col pulman e nel frattempo fanno progetti per l’avvenire. Mamadou è sicuro di riprendere a guidare sulle strade di Conakri, la capitale della Guinea che lasciato due mesi fa. Adama, invece, vorrebbe mettersi in proprio e commerciare frutta e verdura nella sua città. Solo che non lontano dal mercato c‘è il deserto che avanza. Per questo Adama vuole tornare in fretta, scortato da un angelo che come loro è caduto in volo.
mauro armanino, niamey, luglio 016