L’ultima preghiera di Junior, candidato al naufragio
Volevano che facesse la preghiera come loro. Lui non voleva e ha chiesto scusa a Dio per tradirlo con altre parole sotto la minaccia di un’arma. Il gommone era pronto e non c’era tempo e preghiere da perdere. I 150 candidati erano pronti al viaggio. Ognuno aveva pagato mille euro ai passeurs che, invece di imbarcarsi con loro, hanno obbligato il più sveglio di loro a diventare capitano della nave di sabbia. Junior ha cercato di desistere ma invano. Chi ha pagato per partire deve partire per sempre. Una pistola lo aveva convinto a salpare con gli altri dopo la preghiera. Erano le tre di mattina di un giorno svegliatosi per caso in Libia. Dopo un paio di mesi in un ‘ghetto’ a Tripoli era finalmente arrivato il momento tanto atteso.
Junior aveva lasciato la sua famiglia di nascosto dopo aver sottratto i soldi del viaggio. A Bamako, capitale del Mali, un’agenzia di viaggi bene informata gli aveva garantito l’arrivo a destinazione. L’Italia assicurata per un sacco di soldi tutto compreso. Una finta telefonata ad un migrante arrivato a destinazione avevano convinto Junior e altri come lui. Poco lontatano da Gao, ancora nella terra del Mali, è preso come ostaggio da un gruppo ribelle che lo obbliga a chiedere denaro a casa. E’ così che la sua famiglia scopre che lui è partito per l’avventura occidentale. Ricevuta la somma passa la frontiera con l’Algeria e, dopo essere stato minacciato e poi rubato da un tassista, raggiunge la città. Giusto il tempo di organizzare il seguito del viaggio che Junior si trova imprigionato in Libia perché migrante senza patente.
Solo dopo aver mentito, solo dopo aver detto che da oltre 5 anni lavora nel Paese, viene liberato dopo aver pagato i gendarmi. Il resto del tempo lo passa nel ghetto e chiama ancora la sua famiglia al momento di pagare i mille euro per il viaggio finale nel mare. Deve insistere che saranno gli ultimi, che dall’altra parte del mare c’è l’altro mondo, che non può desistere adesso che si trova alla fine del viaggio. Junior dice che, con questo viaggio, suo padre si è indebitato per sempre. Gli dispiace e non fa che mostrare una cicatrice nelle parti intime a perenne ricordo del tentativo di non pagare quanto dovuto ai ribelli. Hanno sparato in aria e poi li hanno imprigionati fino a riscatto pagato. Junior è stanco e confonde le stagioni della vita.
Terminata la preghiera in arabo partono col gommone gonfiato poco prima. Passa la notte e arriva la mattina seguente quando il gommone si rovescia. Junior riesce ad attaccarvisi per alcune ore e tutt’attorno vede i corpi dei compagni di viaggio che si allontanano piano,come dormendo. Rimane l’unico sopravissuto dell’imbarcazione fino all’arrivo di un elicottero che lancia una corda alla quale si attacca prima di perdere conoscenza. In ospedale a Tripoli riescono a fargli uscire l’acqua salata che gli ha riempito e gonfiato lo stomaco. Dopo qualche giorno passa la convalescenza in carcere. Nel gommone c’erano soprattutto senegalesi e eritrei, con qualche giovane originario, come lui della Guinea. L’unico a salvarsi dal naufragio.
Condotto alla frontiera con l’Algeria racconta la sua storia ai militari che gli pagano il viaggio di ritorno. Tamarrasset, Arlit, Agadez e infine Niamey. La notte scorsa qualcuno, nella stazione del bus, gli ha portato via quanto gli rimaneva per mangiare. Senza documenti Junior, diplomato topografo nel 2014, vuole tornare a misurare la sua terra. Partirà tra qualche giorno una volta fatti i documenti. Chiede una croce da portare per il viaggio.
mauro armanino, niamey, gennaio 017