Le unghie di Alex e quelle di Ceuta. Resistenze Saheliane

Ha imparato il mestiere migrando. Alex era partito come calciatore in cerca di una squadra. Convertitosi strada facendo si è messo alla scuola di un amico estetista. Da alcuni anni ripara, allunga, abbelisce, vernicia e dipinge unghie per le mani delle donne. Si è bene organizzato con uno zainetto scuro. Passa di casa in casa dove lo chiamano alla vigilia di una festa o di un incontro amoroso. Unghie finte comprate all’ingrosso con altro materiale da lavoro. Diluente e colori per disegnare quanto la cliente desidera. Fiori o arabeschi a seconda del compagno della notte sabbiosa di Niamey. Alex si occupa anche delle unghie dei piedi e, in questo caso, anche alcuni uomini sono suoi clienti. Completa a richiesta il trucco degli occhi con ciglia finte che li arredano e li rendono, di notte, irresistibili. Alex si guadagna la vita migrando da una signora all’altra previa la chiamata col cellulare. Ormai è conosciuto e vorrebbe mettere su un negozio e smettere di girare in città. Crede che sia giunto il momento di sistemarsi con la sua signora. Lei è di origine togolese ed è in Algeria che si sono conosciuti. Espulsi entrambi hanno scelto di mettere insieme le forze e di continuare con l’altra migrazione, quella coniugale. Lei è parrucchiera di professione. Mette insieme e intreccia capelli finti

Anche i 500 che hanno appena dato l’assalto alla barriera di Ceuta in Marocco hanno usato le unghie. Per passare la barriera di sei metri, i fili spinati e gli acciaiai taglienti alle estremità solo di unghie si tratta. Un gruppo ha cominciato la scalata alle 4 e l’altro, più numeroso, alle sei e trenta di stamane, venerdì 17. Feriti, contusi e soprattutto liberi. Proprio questa parola gridavano danzando sulle strada della città di Ceuta. Enclave spagnola assediata dall’altro mondo che farà in fretta a deludere la libertà che cercavano. Sei metri in altezza per otto kilometri che circondano la città che ha il cimitero tra i gabbiani vicino al mare. Oltre quattrocento coloro che hanno ferite e molte di più quelle dei milioni gli europei che assistono passivamente al naufragio della loro civiltà. Le unghie dei migranti che si arrampicano, spingono, resistono come solo i folli potrebbero. Un assalto preparato, sofferto e atteso da anni. Indietro non si torna si diceva in quegli anni che poi hanno tradito promesse mai mantenute. Libertà dietro una griglia di fili spinati sfiorata per un attimo con le unghie. Poi lei passerà in secondo piano coi documenti, le indagini dell’identità, l’idoneità alla protezione umanitaria e la trafila per il riconoscimento dello statuto di rifugiati.

Alex si occupa di abbellire le unghie per renderle commerciabili. Sempre di unghie si tratta. Quelle della mani e pure quelle dei piedi per sedurre e non si mai con chi si potrebbe finire la serata. Ma anche le signore sposate profittano delle sue competenze per riaccendere spenti amori di abitudine. Le altre unghie sono quelle della sua signora di cui lui stesso si occupa. Come parrucchiera deve presentarsi bene se vuole conservare la clientela vista l’aspra concorrenza del mercato. Le altre unghie sono quelle del sistema che assomigliano ad artigli che tutto lacerano: tessuti sociali, relazioni e dignità. Artigli che assomigliano a fili spinati, muri, centri e soprattutto leggi che solcano ferite negli occhi dei diritti umani. L’ultimo assalto al filo spinato di Ceuta era stato tentato nelle notte del primo dell’anno. Anno nuovo e vita nuova passata la grande tribolazione del muro e del deserto di polvere. Unghie per attaccarsi ai fili spinati della storia e passare dall’altra parte della libertà confiscata che difficilmente poi grideranno ancora.

Suonerà ridicolo, ma è così: per affrontare la tormenta il sistema non vuole costruire tetti per ripararsi, ma muri dietro i quali nascondersi. Questa nuova tappa della guerra del Capitale contro l’Umanità deve essere affrontata con resistenza e ribellione organizzate, ma anche con la solidarietà e l’appoggio verso chi vede attaccate le proprie vite, libertà e beni. (EZLN- febbraio 017).

                                                                        Mauro Armanino, Niamey, febbraio 017