Le mani pulite nel Sahel e nel resto del mondo
‘Mani pulite per tutti’. Questo il tema per la giornata mondiale del lavaggio delle mani col sapone. Nulla da eccepire quando si sa che lavarsi le mani col sapone prima di mettersi a tavola è una misura igienica primordiale. Il nuovo ministro dell’Acqua e dell’Igiene, già responsabile della difesa del Niger, lo ha ricordato durante l’allocuzione pronunciata a l’occasione dell’anniversario della celebrazione. ‘Mani pulite per tutti’, ricordava, è il tema scelto dalla Comunità Internazionale per il 2019. In effetti gli specialisti della salute presentano questa operazione come la più efficace e la meno costosa per prevenire diverse malattie infettive che provocano il decesso di circa 3,5 milioni di bambini ogni anno nei Paesi più poveri. Altri studi, inoltre, hanno rivelato che il lavaggio delle mani col sapone fa recedere le malattie della pelle, le infezioni oculari e i vermi intestinali. Un mezzo ‘efficace e poco costoso di prevenzione delle malattie e dunque di salvare vite umane’, ha ancora ribadito il nuovo ministro dell’Igiene pubblica e dell’Acqua.
Nulla da eccepire dunque, per una volta siamo all’avanguardia di quanto si è andato affermando soprattutto con la temuta e decantata globalizzazione. Lavarsi le mani è diventato, col tempo e anche grazie ai più noti Think- Tank, i centri di pensiero, le università, i gruppi di interesse e soprattutto le politiche, l’opzione preferenziale dei cittadini d’oggi. Lavarsi le mani col sapone si è gradualmente trasformato nel lavars-ENE le mani che caratterizza, ormai da tempo, il riflusso nel privato e l’adesione convinta al consumo di beni e persone. Il ‘mantra’ di una parte del mondo contemporaneo, che sostiene la vacuità ad alternative possibili all’attuale modello di società, si poggia su questa scelta indotta. Si vive in una giungla e allora si salvi chi può, ognuno per sé e Dio per tutti. Abbiamo, da questo punto di vista, illustri antecedenti che con malcelata innocenza attesta il vangelo secondo Matteo. Ponzio Pilato, il governatore romano della Giudea sotto occupazione, prende l’acqua e si lava le mani davanti alla folla dicendo’ Io non sono responsabile della morte di quest’uomo. È un affare vostro!’. Fu così che un innocente fu giustiziato.
Da allora gli interessi politici hanno utilizzato la stessa metafora. Ci si lava le mani e si dà la colpa all’economia che rimanda al sistema che a sua volta si affida alla filosofia che definisce l’uomo come lupo per gli altri uomini. Rispunta una ben nota figura politica inglese che affermava testualmente di non aver mai incontrato qualcosa di simile chiamato società ma solo degli individui. Ci si lava le mani della sofferenza creata da scelte economiche e politiche. Nel Paese dove siamo stati giustamente invitati a lavarsi le mani è lo smantellamento dell’educazione che ne diventa l’esempio più calzante. Decine di scuole sono chiuse per motivi di sicurezza ma finché saranno gli ‘invisibili’ a sparire dalle aule nulla di sostanziale cambierà. Ci si lava le mani dei bambini di sabbia e dei contadini da cui provengono. Ci si lava le mani dei giovani universitari cancellati dal registro anagrafico del futuro da inventare. Ci si lava le mani dei poveri perché non servono a consumare le mercanzie ai supermercati. Ci si lava le mani soprattutto di Dio che si usa solo quando serve.
La giornata mondiale del lavaggio delle mani col sapone del 14 di ottobre è l’appello ad una rivoluzione igienica. Le ‘Mani pulite per tutti’ è un invito da osservare e insieme da contestare. ‘Sporcarsi’ le mani nella politica, per la giustizia sociale e la dignità per tutti significa lavarsi le mani nel rispetto di quanto di più sacro e pulito ci sia al mondo. I padri delle Indipendenze e delle Repubbliche, molti dei quali hanno dato la vita perché possiamo vivere nella libertà, avevano le mani rese limpide da una coscienza oggi smarrita. L’igiene delle mani dovrebbe andare di pari passo con l’igiene sociale, l’uguaglianza dei diritti e un lavoro degno per tutti. Perché la democrazia, che è uno stato dello spirito, funzioni, occorrono militanti, cittadini preparati e dunque persone disposte a sporcarsi le mani nella quotidiana scelta del bene comune. Solo allora e non prima sarà legittimo lavarsi le mani col sapone. Quelle saranno infine mani libere.
Mauro Armanino, Niamey, 14 ottobre 2019